mercoledì 28 novembre 2012

Omosessualità in Italia: lesbiche e gay a confronto

L'altra metà del cielo non è solo il titolo del cd di Vasco, ma è anche il primo film di Anna Maria Laura Annibali, che per chi non lo sapesse, è il garante per le pari opportunità della regione Lazio.
Il 27 novembre, a seguito della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, è stato presentato il secondo film della Annibali, L'altra altra metà del cielo.
Intervistate da Maria Laura, che indossa un simbolico cappello panama, sei lesbiche ci offrono vari spaccati di vita e di pensiero. Una coppia di liceali ci parla dell'importanza dell'auto-accettazione per essere accettati (ad es. l'uso del nomiglio lella implica una parziale accettazione) e della fase adolescenziale di passaggio in cui i molti genitori sperano. Una madre lesbica racconta il problema della omo-genitorialità: di come lei sia dovuta andare a Londra per effettuare l'autoinseminazione, dell'utilizzo del seme fresco portato da un pony express e delle difficoltà economiche e sociali durante la gravidanza. Una sino-portoghese emigrata a Roma ci da una visione oltre i confini nazionali. La giornalista Lidia Burghi spiega che nelle sue ricerche già nell'epoca fascista esisteva un mondo sommerso tra le moglie e che utilizzavano gli stessi approcci di sguardi di oggi. Infine, Imma Battaglia, con sarcasmo e ironia, ci parla delle sue esperienze e della fossilizzazione del movimento omosessuale oggi.

Imma Battaglia e A.M. Annibali (Palazzo Valentini, Roma 27/11/2012)

Il filmato fa riflettere sulla situazione e sulle difficoltà in cui ancora oggi incorrono le persone omosessuali. Le lesbiche sono, inoltre, due volte discriminate: in quanto donne e in quanto lesbiche. Già la televisione può essere un indice di questa differenza all'interno degli lgbt. Essere gay ormai è quasi divenuto di moda nei media, ma è raro sentire parlare di lesbiche.
Imma Battaglia (presidente Dì Gay Project, leader storica movimento Lgbt, manager d'azienda) afferma:“Continuo a ricevere attacchi omofobi sulla mia persona”, “sul mio corpo da quando sono piccola combatto la mia battaglia”. Sentirsi dire che assomiglia ad un uomo è, infatti, una forma di violenza. Molti le recriminano che basta poco per essere donna, un po' di trucco e dei vestiti femminili; ma come giustamente ribadisce: una donna non lo si è solo nell'aspetto esteriore e nel carattere debole. Ed invita tutte le donne a smettere di essere le vittime ed andare a testa alta, prendendo il il riconoscimento per il ruolo che hanno nella società.

GAY & LGBT
E il movimento gay? Aurelio Mancuso, presidente di Equality, ammette che negli ultimi vent'anni si è assistito alla stagnazione della produzione di un pensiero politico proprio; a differenze delle lesbiche che sono riuscite ad andare avanti. Spesso sono stati gli stessi gay, soprattutto quelli neutrali che non vogliono i conflitti, ad ostacolare la crescita del movimento. Aggiunge che perfino i gay pride hanno raggiunto un numero troppo elevato nell'ultimo decennio, perdendo valore.
Tuttavia, più in generale, è il movimento lgbt stesso ad essere in crisi. Oggi esso è incapace di ottenere diritti per colpa della politica, ma anche per l'arretratezza degli lgbt che in Italia non sono mai riusciti ad unirsi alle donne e ad altri movimenti.

IN AZIONE
Come tutti sappiamo, in Italia non esistono ancora delle leggi sui reati di omofobia, sulle unioni civili e sul femminicidio (nel 2011 sono state più di 120 le donne vittime di violenza).
Un primo passo verrà compiuto il 12 dicembre, quando i rappresentanti delle associazioni per i diritti degli omosessuali in Italia, aiutati dal Consiglio Europeo, si riuniranno per scrivere la cosiddetta “strategia nazionale lgbt”. Lo scopo è tentare di migliorarsi, tutelarsi e rapportarsi con la società. Le tematiche affrontate saranno quelle del lavoro, scuola, sicurezza nelle carceri e mass media (ossia come viene rappresentato il problema della discriminazione nei media).

EDUCAZIONE
La società dev'essere informata e preparata, perché solo con la conoscenza si può prevenire la discriminazione, l'intolleranza e il bullismo. Le scuole sono pertanto i primi centri in cui si deve sviluppare una buona informazione, non solo per gli alunni, ma anche per i docenti.
Basta pensare agli asili per l'infanzia. Se la maestra chiede di fare il disegno per la festa del papà, ma il bimbo ha due mamme, come si comportano i maestri e i bambini? Iniziando subito con un adeguata formazione si evitano subito i problemi e si educa alla diversità.
Imma Battaglia racconta, invece, il progetto Apertamente, da lei portato nei licei scientifici e nelle scuole professionali. «Come “professori della frociaggine”, afferma scherzando, può passare il concetto di omosessualità, ma non della omo-genitorialità e quindi il concetto di omofobia alla fine rimane.»
Utilizzando la psicologia dinamica ed interagendo con gli studenti sul loro stesso livello, si possono invece ottenere dei risultati. Questo progetto ha infatti permesso di capire quale sia il grado di disagio tra i giovani e come l'assenza di modelli crei una maggior paura riguardo l'omosessualità. Senza politiche per la famiglia, non sarà quindi possibile migliorare. I giovani sono insicuri e si sentono abbandonati perché le famiglie hanno problemi economici, la scuola non ha risorse e la politica è un mostro. Tuttavia, non ci si deve dimenticare che i giovani sono il motore futuro dell'Italia.

ISTITUZIONI
Le istituzioni dovrebbero prendersi il compito di promuovere la conoscenza sia a livello legislativo che culturale e di rieducare la cittadinanza sulla tematica della famiglia, donna e dell'omosessualità. Il percorso è iniziato, ma è solo in fase iniziale.
Un esempio dell'arretratezza lo possiamo avere dentro le istituzioni del comune stesso. L'assessore per le Pari Opportunità del XI Municipio di Roma ,Carla di Veroli, ricorda infatti che il sindaco Alemmano ha aperto un'inchiesta quando ha scoperto che strisce rainbow e segnali gay friendly decoravano l'edificio di San Paolo.
Anche Donatina Persichetti, presidente della Giunta femminile del Lazio, interviene «Vogliamo la società che ci meritiamo e quella che c'è non ci piace. La dignità dovrebbe essere sopra ogni cosa e non sotto i piedi dei mercati finanziari.» E ammonisce che se nessuno si adopererà, la recessione culturale sarà inevitabile.


Finiamo quindi con una frase di Imma che dovrebbe essere seguita da qualsiasi persona:
“Solo i cretini non cambiano mai idea!”

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