venerdì 9 novembre 2012

Uno al giorno..i morti causati dall'energia a carbone


Enel è una grande multinazionale, un'azienda cardine del nostro Paese. Ma il 41% della sua elettricità proviene dal carbone, che è la fonte energetica più sporca e impattante per il clima e la salute umana. Se pensiamo che il 43% del gas serra è causato dai fumi del carbone, possiamo capire quale sia il grado di problematicità per l'ambiente.

Per vagliare la situazione italiana in maniera scientifica e secondo le modalità previste dal EEA (Agenzia europea per l'Ambiente), Greenpeace si è affidata all'istituto di ricerca indipendente e no profit SOMO. Dai risultati si è scoperto che in Italia Enel causa una morte prematura al giorno e 1,8 miliardi di euro l’anno di danni alla salute, all’economia e all’ambiente. Mentre in Europa la produzione a carbone di questa multinazionale italiana, arriva ad una stima di quasi 1.100 morti premature l’anno e danni per 4,3 miliardi.

Purtroppo questi dati risalgono alle emissioni del 2009 e nel frattempo la produzione è aumentata, portando ad un innalzamento dei tassi di nocività. Come se non bastasse, Enel ha in programma la realizzazione di due nuove centrali a carbone in Italia: a Porto Tolle e Rossano Calabro.

Tuttavia, Enel mantiene una sorta di monopolio e, forte del suo potere, ha tentato di censurare la campagna di Greenpeace, trascinando in tribunale l’associazione con una richiesta di oscuramento totale delle sue attività di informazione e protesta e con una richiesta di risarcimento. Il Tribunale di Roma ha però bocciato il ricorso di Enel, riconoscendo la veridicità dei dati ottenuti dall'associazione.

Greenpeace continua a battersi e chiede la cancellazione dei progetti riguardanti le due nuove centrali, il dimezzamento della produzione elettrica da carbone entro il 2020 e l’azzeramento della stessa per il 2030; infine richiede lo sviluppo di fonti energetiche alternative, rinnovabili e pulite.

Tali richieste paiono categoriche e c'è chi propone una soluzione di compresso come quella di investire sulla segregazione dei fumi industriali. Ma Greenpeace ribatte e puntualizza che la tecnologia CCS (cattura e sequestro di carbonio) è ancora in via di sperimentazione, non è sicura ed ha dei costi troppo elevati. Per di più, viene spesso utilizzata come espediente per procedere con la costruzione di fabbriche e delegare al futuro, quando queste tecnologie saranno mature, la messa in sicurezza della produzione. Questa scusante, tuttavia, si rivela quasi sempre impossibile, mentre i fumi del carbone continuano a nuocere alla salute delle persone e dell'ambiente.

Un aiuto potrebbe arrivare dallo Stato italiano. Sebbene Enel sia un soggetto giuridico privato, lo Stato italiano possiede infatti una quota del 31% sulla società. Potrebbe quindi far valere questo potere per incentivare gli investimenti sull'energia rinnovabile e ricordare ad Enel l'importanza del patrimonio ambientale nazionale.

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